sabato 30 maggio 2015

Window - Racconto breve di Lorena Marcelli

WINDOW- RACCONTO BREVE 

Quel mobiletto bianco, in stile veneziano, riccamente decorato con fiori e frutti  poco credibili, le provocava un fastidio quasi fisico, che la faceva star male ogni volta che lo guardava. Il tavolinetto o comodino – ancora non riusciva a capire quale fosse il  suo ruolo – stonava con il resto dell’arredamento della stanza, provocando una nota stridula capace di risaltare su tutte le altre, nonostante lei si sforzasse di non guardarlo spesso. Non si amalgamava proprio con il resto dei mobili che, seppur messi insieme senza un filo logico, formavano un’accozzaglia armonica e ricca di storia. La sua storia.
Tutti i mobili ammassati in quella stanza  erano la sommatoria della sua vita. Ognuno di loro le ricordava ogni  singolo giorno ed era in grado di riportare, in superficie,  ricordi che la facevano sorridere o piangere, così come quelli che riuscivano ancora a farla arrabbiare, nonostante il tempo passato. Quell’ inutile mobiletto  senza storia era l’ultimo arrivato. Non lo aveva pensato, scelto, voluto. Era  proprio come quegli ospiti indesiderati che, tuttavia, a causa del sacro dovere dell’educazione, devi sopportare pazientemente, in attesa che se ne vadano, lasciandoti finalmente in pace dopo giorni di finti sorrisi che tirano le labbra.
Sua nuora era scesa,  qualche giorno prima - non ricordava  quando - ed era entrata in cucina attraverso la portafinestra che dava sul cortile. Lei l’aveva guardata sorpresa e ansiosa mentre  si  immobilizzava, senza dire una parola. Il suo sguardo vigile e glaciale si era fermato a lungo sull’unico angolo della stanza che, fino a qualche giorno prima, era  libero.  Aveva capito benissimo da dove proveniva l’intruso. Tutto quello che stonava, in quella stanza, poteva essere stato scelto da una sola persona. La stessa che, dalla morte di suo marito, aveva preso il sopravvento su di lei, cercando, in tutti i modi, di plasmarla secondo i suoi discutibili gusti.
Non le piacevano i decalcabili sulla parete, l’orrendo quadro con i fiori stilizzati che faceva brutta  mostra di sé vicino alla finestra , il porta corrispondenza in stile moresco appoggiato sull’antica madia per il pane. Aveva guardato quel mobiletto con disprezzo e anche con una strana espressione comica. "E questo cos’è?” aveva chiesto, sapendo già che la risposta sarebbe stata una bugia.
“Gliel’ ho detto io di comprarlo. Non ti piace?”
Lei aveva fatto cenno di no, lo aveva scostato dalla posizione in cui lo avevano  sistemato e si era seduta vicino al calorifero. “ In questa stanza ci sono troppi mobili”, aveva sentenziato.

“La gente dovrebbe chiedertelo se li vuoi, certi regali”, pensò, scostando una pesantissima sedia di legno impagliata a mano e allontanandola dal tavolo in stile  fratino.
Una volta quel tavolo era lungo quasi tre metri e lei riusciva a sistemarci dodici sedie come quella in cui, ora, era seduta. Poi tutto era cambiato. La casa era stata divisa a metà e anche il tavolo aveva avuto lo stesso trattamento. Ora non raggiungeva nemmeno il metro e mezzo.
Però la cucina era diventata più grande e comoda. Ora  si poteva muovere liberamente, senza sbattere continuamente contro gli spigoli. Quella era la sua patria, il suo regno, la sua salvezza. Passava lì la maggior parte del  tempo, mentre tagliava, affettava, sbollentava.
Lei , la sua stanza e il sottofondo del volume del televisore, sintonizzato sui programmi di lotto o superenalotto. Aveva sempre a portata di mano un quadernetto dove trascriveva i numeri e le ruote che il mago Jordan  regalava tutti i giorni, in attesa di poter, un giorno, fare il colpo della sua vita. Il quadernetto, però, lo teneva ben nascosto, dietro  le scatole di biscotti e di fette biscottate, nell’anta più alta della credenza. C’erano le macine, i galletti, i digestive, i pavesini, i biscotti del forno vicino casa... le fette biscottate al miele, quelle integrali, o ai quattro cereali. Nella sua dispensa non mancava nulla.
Era il suo orgoglio. La dottoressa le aveva  imposto un regime dietetico da seguire, ma che male poteva fare se ogni tanto, almeno una volta a settimana friggeva un po’ di pesce e due patatine? Posizionò meglio la sedia, ponendola in modo da poter avere la finestra proprio di fronte e si apprestò a pulire i merluzzetti che suo figlio le aveva lasciato nel lavello. Alla fine l’aveva avuta vinta lei e aveva convinto suo marito, che ora non c’era più, a  comprarlo in acciaio inox , a due pozzetti. Si puliva benissimo. Bastava un panno bagnato con l’aceto e tutti i cattivi odori andavano via.  Due pozzetti e un piano di appoggio. Però non aveva potuto scegliere uno scolapiatti lungo tanto quanto il lavello. No. Quello no, perché c’era la caldaia che dava fastidio e suo marito non aveva voluto farla spostare. Da quando aveva visto che sua nuora aveva ricoperto la sua, di caldaia, di calamite, ne aveva fatto acquistare decine, di tutte le fogge e di tutti i colori, da sua sorella, quella che, da un po’, era l’arredatrice della sua casa.
La finestra si affacciava sulla strada più trafficata del quartiere. Era una fortuna abitare a piano terra. Davvero una fortuna. Quella finestra era  il suo sguardo verso l’esterno. La sua mole non le permetteva di uscire a fare due passi ogni mattina, proprio come facevano le sue vicine di casa. Le vedeva passare e ripassare ogni giorno, con passo svelto e cadenzato. Chiacchieravano allegramente e animatamente, come se non si vedessero da molto tempo. D’estate, poi, cambiavano orario e passavano lì davanti di sera, quando faceva finalmente buio e il sole smetteva di tormentare la terra con i suoi raggi infuocati e impietosi. Le guardava attraverso le imposte accostate, dimenticando, però, di spegnere la luce alle sue spalle, senza rendersi conto che lì, sulla strada,fra le ombre della sera, riflettute dalla luce dei lampioni, c’era anche la sua, che si amplificava a terra e che induceva le persone del quartiere a ridere di lei e della sua mania di spiare tutti attraverso quella finestra silenziosa , con le imposte sempre accostate e con la luce accesa alle sue spalle.


- Il cuore aspro del Sud di Coralba Capuani -

E-book € 2,99 Pagine 340
  • Editore: Butterfly Edizioni - maggio 2015-
San Donato al Monte, Abruzzo, 1861. Tre grandi storie sono destinate a incontrarsi sullo sfondo di un'Italia appena unificata. La contessa Lucretia, vedova, vive sola con la sua inserviente Imelda. Giovani briganti si nascondono tra i monti per impedire l'arrivo dei piemontesi e il loro capo è Nicola, promesso sposo di Ada, una giovane abitante di San Donato. Intanto il tenente Corrado, originario del Nord, si stabilisce al paese prendendo il posto del defunto marito di Lucretia. Le loro storie sono destinate a incrociarsi in seguito a un traumatico evento: il tentato omicidio ai danni di Imelda. Che cosa nasconde questa donna dall'apparenza così impeccabile? 
Tra amori indelebili e passioni inconfessabili, l'autrice delinea una storia nella Storia, un intreccio meravigliosamente orchestrato che commuove dall'incipit fino allo straordinario finale. 


Recensione : Il Cuore aspro del sud è un romanzo scritto bene, che racconta il brigantaggio sui monti abruzzesi. La bravissima Coralba, che ho avuto il piacere e l'onore di conoscere personalmente, ci fa entrare nella storia lentamente, facendoci scoprire, pagina dopo pagina, verità nascoste e colpi di scena improvvisi, che ribaltano completamente l'idea che ci siamo fatti dei suoi personaggi, tratteggiati con cura e precisione. L'autrice ci fa conoscere la storia di San Donato e ci fa entrare in punta di piedi all'interno delle famiglie dei personaggi, svelandoci, poco a poco, i loro segreti e i loro dolori inconfessabili. Ci parla di brigantaggio, di amore, miseria, dolore, ribellione e lo fa trascinandoci sui monti e per le stradine del paese, fra gli impervi sentieri e il dialetto abruzzese. La cosa che ho apprezzato di più in questa giovane autrice è quello che dice  nelle prime righe del suo romanzo :non vuole che lo stesso sia considerato un romanzo storico in senso stretto e , avvisa, non ci saranno prese di posizione nette a favore dell'una o dell'altra parte, ma solo il tentativo di capire i complessi meccanismi che portarono al brigantaggio. Spero che , presto, questo bellissimo romanzo venga pubblicato in cartaceo. 

"Il cuore aspro del Sud" di Coralba Capuani

Il bellissimo booktraile de "Il cuore aspro del Sud" di Coralba Capuani

Maeva, la benvenuta (L'amore ai tempi del web)


Daniela Vasarri è nata e vive a Milano. Ha viaggiato molto e la sua passione per la scrittura l'ha spinta a cimentarsi nella narrazione di racconti d'ispirazione autobiografica. Ho conosciuto Daniela a seguito di un concorso, che entrambe avevamo vinto e ho scoperto, in lei, una sensibilità rara e preziosa. Dedico questo mio primo post a questa bravissima scrittrice, invitandovi a leggere Maeva, la benvenuta (L'amore ai tempi del web), per scoprire la delicatezza della sua scrittura. 

Sinossi

Matilde è una donna moderna e coraggiosa, oltre che dannatamente ostinata. Non più sposata, decide di inseguire il proprio sogno di maternità, negatole nel precedente matrimonio e di affrontare da sola le fatiche e i dubbi di un’adozione. La nuova condizione è un’operazione delicata e affascinante, di certo anche coinvolgente ma spesso difficoltosa, proprio perché vissuta come unico genitore. Negli incontri dei personaggi che vivono indirettamente con lei questa esperienza, Matilde sa ben destreggiarsi perché possiede una guida interiore e un affetto giovanile ricorrente nella memoria, che le daranno la forza anche i migliorarsi.
Parte quindi in direzione Thailandia e, dopo aver superato la burocrazia e la diffidenza del personale dell’orfanotrofio, incontra così Maeva, una bimba scampata miracolosamente al terribile tsunami del 2004, che diviene finalmente sua figlia adottiva.
Ritornata in Svizzera, dove ha la sua residenza, Matilde sente che l’amore è entrato nuovamente nella sua vita, grazie al rapporto con la bambina, e l’amore richiama sempre altro amore. La vita della giovane donna – e anche quella della bambina – conosceranno una svolta positiva assolutamente inattesa.


Carissimi amici, oggi è una giornata assolata e splendida e io potrei andare al mare...invece? No, non vado. Chissà perché, ma mi è venuta una strana voglia di creare un blog. Per fare cosa non so, ma intanto mi è venuta la voglia e lo sto facendo. Sarà un contenitore aperto e, giorno dopo giorno, deciderò cosa scrivere e cosa recensire. Figuriamoci, sono una lettrice accanita e, quindi, gli argomenti non mi mancheranno. Spero solo di non fare troppi disastri. Se mai vi capitasse di passare da queste parti, abbiate pietà di me. Prometto che migliorerò poco a poco.
Baci, baci, baci.

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